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La macchina di S. Rosa

È uno spettacolo ricco di emozioni e suggestioni, al quale ogni anno assistono decine di migliaia di persone provenienti da ogni dove, stipate lungo il percorso della Macchina, che gridano, piangono, pregano, incitano i Facchini nella loro straordinaria prova di forza e fede.

UN EVENTO UNICO AL MONDO RICONOSCIUTO PATRIMONIO IMMATERIALE DELL'UMANITA'

Dal 4 dicembre 2013 il Trasporto della Macchina di Santa Rosa è Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Il riconoscimento, conseguito a Baku in Azerbaijan nell’ambito dell’ottavo Comitato intergovernativo Unesco, è stato conferito alla Rete delle grandi Macchine a Spalla italiane (con la Macchina di Santa Rosa anche i Gigli di Nola, la Varia di Palmi, i Candelieri di Sassari).
La tradizione del Trasporto della Macchina di S. Rosa nasce il 4 settembre del 1258, data in cui avvenne, per volontà di Papa Alessandro IV, la solenne traslazione del corpo intatto della Santa Viterbese dalla modesta sepoltura della fossa comune di S. Maria del Poggio al Monastero della Clarisse, che poi prese il nome di colei che i Viterbesi chiamano “la Santa Bambina”, morta a soli 18 anni, nel marzo 1251.

Il semplice baldacchino sul quale venne effettuata la traslazione, crebbe con gli anni in ricchezza di particolari, strutture artistiche aggiuntive e altezza. Con il tempo, una statua della Santa sulla sua sommità sostituì la processione con il corpo, che venne conservato nella Basilica a Lei dedicata, e la celebrazione venne divisa in due distinti momenti: il pomeriggio del 2 settembre, la sfilata del Corteo Storico con la reliquia del cuore della Santa portato in processione; la sera del 3 settembre, il Trasporto della Macchina di Santa Rosa.
Suggestione, emozione, pathos si alternano in una serata che unisce fede e spettacolo: difficile descrivere la straordinaria dedizione verso Rosa, la “Santa bambina”, per la quale i “Facchini”, gli uomini che hanno il compito di portare sulle spalle la struttura, si prestano ogni volta a una fatica estrema. Vestiti di bianco e rosso, con un fazzoletto alla pirata in testa, i facchini di Santa Rosa, poco prima di affrontare la Macchina, ricevono dal vescovo la benedizione “in articulo mortis”: quasi una estrema unzione, poiché ogni Trasporto rappresenta un momento di grande pericolo per la loro vita. Una prova di forza e di fede nei confronti della patrona della città, morta nel 1251 ad appena diciotto anni. Una ragazzina che, pur di famiglia umile e non certo ricca, offrì la sua vita a Dio e ai poveri della sua città. A lei, ogni anno, la città dedica il Trasporto della Macchina, un evento che riesce ad appassionare e coinvolgere sia i viterbesi, sia i moltissimi ospiti italiani e stranieri. La Macchina di Santa Rosa viene cambiata ogni 5 anni su concorso dell’Amministrazione Comunale.

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